Arredi Sacri

La solennità e la bellezza delle celebrazioni partecipate da pellegrini e ammalati, restituiva loro la consapevolezza di essere cittadini del cielo

Il 15 novembre 1834 […] il corteo s’incamminò verso la casa di Don Filippo. Un conte, scelto nella più antica nobiltà di Napoli, portava il gonfalone dell’arciconfraternita; poi i confratelli, disposti a due a due e vestiti di «sacchi» rossi, precedevano una cassa mortuaria d’argento massiccio riccamente sbalzata e cesellata, coperta da un magnifico coltrone in velluto rosso, con ricami e frange d’oro, e sostenuta da dodici vigorosi portatori. Dietro la cassa andava il priore, solo, con l’insegna della sua carica in mano: un bastone d’ebano con il pomo d’avorio. Infine dopo il priore, a chiudere il corteo, veniva il rispettabile corpo dei pezzenti di San Gennaro.

Da Alexandre Dumas, Le Corricolo

Ai lati delle figure con abiti ecclesiastici ve ne sono due vestite con il saio rosso, a rappresentare due confratelli dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, abbigliati uno alla maniera antica, con il cappuccio, i guanti e le scarpe rosse e l’altro nella forma in cui lo indossano oggi. Il motivo per cui i confratelli si coprivano completamente risiedeva nella necessità di praticare in rigoroso anonimato la carità.

Il saio, in cotone rosso, corredato dal cordone e dal cappuccio dello stesso colore poggiato sulle spalle. Il colore rosso simboleggia l’ardore della carità. L’antico bastone in ebano e avorio (lo stesso descritto da Dumas), risale alla fine del ‘600 e veniva utilizzato dal Primicerio in occasione dei funerali.

Accanto elementi di corredo per le sacre funzioni, come l’ombrellino processionale riccamente decorato con ricami in oro posato su gros di seta e passamaneria metallica.

Sull’altare sono dei copripisside, ricamati in oro su seta bianca. Caduti in disuso dopo la riforma liturgica conciliare, coprivano la pisside nel trasporto del SS.mo Sacramento ai moribondi. Sull’altare un pregevole coprimessale risalente agli inizi del XIX secolo, ricamato in oro filato su velluto rosso, con lo stemma dell’Arciconfraternita.

Velluto, fili d’oro e seta, su disegno di Bartolomeo Granucci, 1731

Velluto, fili d’oro e seta, su disegno di Bartolomeo Granucci, 1731

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Seta e fili d’oro, metà sec. XIX

Seta e fili d’oro, metà sec. XIX

Bastone in ebano e avorio, sec. XVII

Bastone in ebano e avorio, sec. XVII

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Copripisside recante il simbolo della SS. Trinità

Copripisside recante il simbolo della SS. Trinità

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Lampasso in seta, inizi sec. XIX

Lampasso in seta, inizi sec. XIX

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

Seta e fili d’oro, fine sec. XVIII

La raccolta comprende un magnifico esemplare di coltre funebre su disegno dell’architetto Bartolomeo Granucci, utilizzata per la celebrazione delle esequie dei confratelli ed eseguita nel 1731 da abili maestri ricamatori napoletani.

I paramenti liturgici erano utilizzati durante le cerimonie più solenni, a partire dalla pianeta; di particolare pregio è quella realizzata con gros de Tour di seta bianca e un fitto ricamo in oro filato riccio e lamellare, con applicazioni di passamaneria a motivi vegetali e geometrici, realizzata probabilmente intorno alla fine del XVIII secolo.

Le tonacelle, realizzate con un fitto ricamo in oro posato su base di gros di Tours in seta, riprendono i medesimi elementi decorativi. Paramento liturgico strettamente legato sia alla pianeta che alla tonacella è il manipolo, simile alla stola ma di lunghezza minore, indossato dal celebrante, dal diacono o dal suddiacono sull’avambraccio sinistro.